Gli Squèri, antichi cantieri navali chioggiotti
Bragozzi e altre imbarcazioni un tempo venivano costruite in piccoli cantieri situati ad est e ad ovest della città. Questi cantieri, chiamati squeri, erano gestiti da maestri d’ascia che custodivano gelosamente i segreti del mestiere tramandandoli soltanto da padre in figlio. Le prime fasi della creazione della barca avvenivano, a porte chiuse, all’interno di un capannone detto ténza. Si trattava di un edificio dall’aspetto semplice, alto dai 12 ai 14 metri, largo 18 metri e lungo 28 metri circa, costituito da tre pareti in muratura; sulla facciata aperta porte scorrevoli, in legno alte circa sei metri; dal soffitto a capriate a due spioventi in una nicchia un piccolo capitello, la “cesiola”, contenete un’immagine sacra.
Le barche venivano costruite utilizzando legno di quercia o rovere, particolarmente adatti perché resistenti all’umidità ed ai parassiti. Larice ed abete potevano essere, invece, utilizzati per il fasciame e per il fondo di imbarcazioni leggere. Gli alberi erano in legno di pino mentre per i remi si utilizzava il faggio. Era il Maestro d’ascia a decidere lo spessore e dimensioni delle tavole usate, alle sue dipendenze vi erano numerose maestranze, tutte con un preciso compito da svolgere, quasi come in una moderna catena di montaggio. Ultimate nella segretezza dello squèro le principali fasi di lavorazione l’imbarcazione veniva portata fuori ed ultimata all’aperto. Quando tutto era pronto, si procedeva al varo con tanto di benedizione e di festa. Nel 1867 a Chioggia esistevano quarantuno cantieri ridotti oggi a meno di una decina poco simili agli antichi cantieri navali chioggiotti.